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scrittori del secolo di Luigi XIV, rimettendo su la scuola di quegli antichi maestri i quali tassavano Cicerone non aver saputo il latino.

Un Inglese ebbe a dire, in proposito delle regole troppo severe della poetica francese, che le Muse della Senna simili ad augelli a’ quali sieno state tagliate l’ali, possono bensì andare svolazzando qua e là, ma non han forza di levarsi in alto e di prendere un nobil volo1. Con assai più di ragione parmi che si possa dire, in proposito delle regole troppo severe della loro grammatica e degli strettissimi confini che sono stati posti alla lingua, che gl’ingegni francesi sono simili a quegli eccellenti capitani che non possono fare la guerra a dovere e come portano le ragioni della scienza militare, perché troppo imbrogliati dalle restrizioni del Gabinetto. Troppo picciolo infatti è il campo che è loro rimaso; ed essi sono tuttora ridotti piuttosto che a fare un bel colpo, a cercar di sortire con onore di un qualche mal passo e di una qualche difficoltà2.

  1. Vedi Préface sur les Tragédies-Opéras par Mylord Lansdown, [in] Idée de la poésie angloise, par M. l’abbé Yart, t. VII.
  2. "La sévérité de notre langue contre presque toutes les inversions des phrases augmente encore infiniment la difficulté de faire des vers françois. On s’est mis à pur perte dans une espèce de torture pour faire un ouvrage. Nous serions tentez de croire, qu’on a cherché le difficile, plutôt que le beau. Chez nous un poëte a tant besoin de penser à l’arrangement d’une syllabe, qu’aux plus grandis sentiments, qu’au plus vives peintures, qu’au traits les plus hardis. Au contraire les anciens facilitoient par des inversions fréquentes les belles cadences, la variété et les expressions passionnées. Les inversions se tournoient en grande figure, et tenoient l’esprit suspendu dans l’attente du merveilleux". Lettre à l’Acad. Franç, art. V.