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SOPRA L'ARCHITETTURA

eui nello edificare è veramente ordinato che che sia. Secondo sì fatti principi, non poche sono le pratiche più comuni da riprovarsi, seguite così da'moderni come dagli anctichi: il fare, tra le altre, la facciata di un tempio, che dentro sia di un ordine solo, compartita in due ordini; mentre la cornice dell'ordine di sotto mostra ed accusa un compartimento che dentro realmente si trovasse, e viene con ciò ad accusare sè medesima di falsità. Con molto più di ragione è da riprovarsi la cornice nello interiore delle fabbriche, o sia ne'luoghi coperti; proprio uffizio della cornice essendo il gettar lontane dalla fabbrica le acque, difenderne i muri e le sottoposte colonne. I fastigi medesimamente delle porte o delle finestre dovranno da somiglianti luoghi sbandirsi, come del tutto inutili. Sono fatti anch'essi per difender gli abitanti, e quelli ch'entrano in casa, dalle piogge e dalle nevi: e il fargli in luogo coperto è lo stesso che porti sotto l'ombrella standoti all'ombra. Nè già è da credere s'inducesse mai il filosofo a menar buono che punto si trovasse di bellezza là dove non si riscontri una qualche utilità: ed egli a un bisogno si riderebbe di Cicerone, quando sostiene che, atteso la eleganza della forma, approvato sarebbesi il fastigio del tempio di Giove capitolino, ancorchè posto al di su delle nuvole, dove non è certamente pericolo che piova (*). Quale è l'uomo di sana mente, mi

(*) Columnae et templa et porticus sustinent. Tamen habent non plus utilitatis, quam dignitati. Capitolii