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Dialogo secondo. 83

immagine egualmente dutinte, come fon quelle della freccia, imperciocché unendoli i raggi in diverfe dulanze dalla lenie fecondo la diverta di- (lanza de’ punti, da’ qual vengono, fe per efempio nell’immagine un oggetto, che fia nel mezzo di quello viale verrà dittmto; il che farà fe la carta farà polla nel luogo, ni cui fi unifeono i raggi, che da elio vengono; quelli che fon più vicini non lo porranno effere, perchè il punto dell’unione de’ raggi di q ut iti è più lontano, e quelli che fon più" lontani ne meno, perchè il punto dell unione de’ ra^gi loro è più vicino, e per confeguente i raggi si di quelli, cne di quelli arrivano alla cana^dìfnnìti, e non vi ponno dipinger che un’immagine, i cui termini liano sfumati, e languidi, che vale a dire coi» fu fa. Bifognere bbc adunque avvicinar la carta per gli oggetti lontani, e allontanarla per Li vicini.

Bisognerà ora, dille la Marchesa, che vi provvediate d’una lente, e che mi facciate veder falla carta alcuna di quelle belle ville, che abhiam qui d’intorno, perchè io vi confetto che ne fon cunofa, e come Donna, e come Donna mezzo Filofofeila. Bifogneria, rifpos’io, aver una lente in pronto per fod disfar fubito a quella volita curiofità, che per quel che voi dite dee ellere infi ina. Ma faremo di fodisfarvi il più preito che fi potrà, tanto più che io credo, che una camera ofeura non fia il peggior luogo del Mondo per trattenere una Dama. Ma che direte voi quando in quella camera Ofeura io vi dirò: immaginatevi di essere in uno de’ vostri occhj, e di