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76 | Dialogo Secondo. |
gliarvene. Qual è mai, difs" ella, quello fenomeno cosi difgraziato nelle mie mani? Quello fi è il vedere, rifpòs’io, che vói fare ogni mattina voi medefirna di là dallo fpecchio, allorché vi confutate colle Grazie della maniera, onde dare nn’- artifici ofo difordine a’ voilri capelli. Quello avviene, perchè tutti i raggi, che da ogni punto della voi’ìra faccia vanno allo fpecchio, fi riflettono in modo all’occhio volito, come fe ve ni (fero da altrettanti punti, quanti ne fono nel voitro volto, e lontani tra loro, ne più ne meno, e che fodero altrettanto di là dallo fpecchio, quanto voi fiete di qua; e per confeguente voi ne vedete la vofìra immagine in altrettanta diftanza, affa rto funi le a voi, e dal piacer di quella a voi, voi prendete norma del piacer di voi rnedefima agli altri. 11 faraofo iMilton à gentilmente efpreffo nel fuo fublime e ftravagante Poema il piacere, e la maraviglia infieme, ch’ebbe Eva la prima volta ch’ella fi mirò in un cheto
Limpido Lago, ch’altro Ciel parea
E la sua immagine le parve sì bella, che novello Narcifo, ella non a" difficoltà di con te (far poi ingenuamente ad Adamo, che.benché egli le piacene, le piaceva però meno
Dell’immago gentil vista nel Lago.
Non vi a gli della malizia, soggiuns'ella in quello tratto del Milton, e il vero senso non ne