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Dialogo secondo. 75

trasportati in Cielo a gufarvi l’ambrofia, e il colloquio degli Dei circondaci dalla beatitudine e dalla gloria, laddove per lo più e fjno in terra più che altri, e più che altri foggetri a provare f infoiente giuoco della Fortuna. QielU comparazione tanto più è vera, rifpos’10, quanto eh-, ticcome lafcìando il prifina, fi veggono gli oggetti ritornare al luogo loro; coà lafcìando 1 principi del volgo, e facendo a quelli quelli del buon fenfo fucccderc, vediamo quefti Semidei affatto fimili agli altri uomini, e in una condizione da non effer loro molto invidiata. Del rrfto infiniti fono i giuochi, che un’occhio Filolòfico s’accorge rutto giorno avvenire dal mutar direzione, che fanno i raggi, non folo per via di rifrazioni, ma di anemoni ancora. Quindi vengon le maraviglie tutte degli fpecchi concavi, che al Cancor delle Apii minuti membrerti, e lediltcate parti di quefto nobile ed induftriofo infetto ingrandivano.

   In guisa, tal che l’Ape sembra un Drago,

Siccome egli ne canta; e con quelli le Vertali riaccend vano il fuoco facro, fe mai fofTe venuto a mancare. Qjmdi le favole degli fpecchi d’Archimede, e di Proclo, e fu ciò l’ignoranza, e l’irnpoftura a fatto di quelli fpecchi uno de" ftr urne riti favoriti della Magia. Ma tra i fenomeni, che dal mutar direzion de’ raggi per via di rifleffioni nafeono, voi farete per avventura forprefa di trovarne uno, che avete tutto di per le mani, e al quale voi non fate forfè la grazia di coafiderarlo come un fenomeno, e molto meno di maravi-