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Dialogo secondo. | 73 |
perficie dell'aria, che rocca immediatamente il Vetro, il difcolh puì dall’ef>er perpendicolare, e fi avvicina e uen come dietro alla fuperhcie medefima dell’aria.
Quelle deviazioni de’ raggi, cn eran no e benché molto imperfettamente agli Antichi, e la cui confiderazione à in gran parte perfezionato rAihonomia,ion cagione d’unamfimta di bizzarrie, che li ofscrvau tatto giorno, come del vedere eli oggetti fuor del luogo loro, quando lori guardati col prifma, del veder rotto il remonell acqua, del vederli nel bagno sfigurati, e contrafarli Ecco una cola, mi interrupp ella, che io non 4 molto, effendo nel bagno, oflervai attentamente, che mi forprefe, e di cui m inquietava la ragione. Altro ella non e, foggiuns io, che la rifrazione che (offrono i raggi pallando dall'acqua nell’aria. bgli farebbe una buona coft lo friegarvene minutamente gli effetti, c gli lcneiS fui margine del veltro bagno. ba F ete voi quanti cunofi d’Ottica farcite? La cunohta, rifpos’ella, non farebbe appunto, che per 1 Ottica. Ma qualunque- ella folle, farebbe fempre maggior quella di fentirvi aggiungere a quello fenomeno ciò, ch’io v ho poco fa indifcrcramente interrotto. Quelle deviazioni adunque de’ ragg’, continuai -o (le un cosi beli’ Epifodio non dee tar ifcoi-darc il fi io d’ogni cofa ) oltre le mentovate bizzarrie, fon cagione altre*! del vedere il fondo de’ vafi, e de’ fiumi molto più alto, ch’egli m fatti non è, del difeoprir più lungi in mare, che non fi farebbe, e del falurar perciò molto più