Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/76

64 Dialogo Secondo.

vede, che anco nelle più picciole cofe s’è di variaifi in mille maniere? Ma qual piacere per voi d’immaginarvi d’cfler veduta dagli uni dell’altezza d’un Idoletto, dagli altri della Flora Farntfe, da -ehi di tinta azzurra co’ capelli verdi d’una ISereide, e da chi di tinta rolla come un rubino co’ capelli rofei come l’Aurora, e in tali differenti fembianze piacere a tutti, ed effer da tutti cosi adorata, come le Deità 10 erano altra volta fotto diverfe forme dagli Antichi? Io vi confesso che quefta immaginazione, che ogni uomo veda il Mondo differentemente dagli altroché poi, fé volete, altro non è, che un dubbio, mi dà tanto piacere, che io non fo feriipolo alcuno di portarla anco di là della grandezza, e de’ colori, al fapore, all’odore, e alle altre qualità. ìo ho detto Je volete per farvi piacere, poiché fe li riguarda al veder che fanno gli uomini il Mondo cosi diver fa mente da quello, eh* egli è, fumando certi corpi lifei, e continuati, che fon pieni di pori, di cavità, e di prominenze, limandogli avere in fe il colore, il fapore, e le altre qualità, che non fono, che in noi, al veder che fanno quelli medefimi corpi di veramente fecondo la diilanza e le ali re cìrcollanze in cut 11 veggono, non fo, perchè ancora non fi poffa dire, che ogni uomo li vegga diverfamente dagli altri uomini, e che s’ingannino in quello loro giudizio di creder di vederli della itefla maniera, cosi come s’ingannano negli altri. Almeno’ tutto ciò può dar diche dubitarne ragionevolmente. Voi direte per avventura, che questo