vede, che anco nelle più picciole cofe s’è
di variaifi in mille maniere? Ma qual piacere per voi d’immaginarvi d’cfler veduta dagli
uni dell’altezza d’un Idoletto, dagli altri
della Flora Farntfe, da -ehi di tinta azzurra co’
capelli verdi d’una ISereide, e da chi di tinta
rolla come un rubino co’ capelli rofei come l’Aurora,
e in tali differenti fembianze piacere a tutti, ed effer da tutti cosi adorata, come le Deità
10 erano altra volta fotto diverfe forme dagli Antichi? Io vi confesso che quefta immaginazione,
che ogni uomo veda il Mondo differentemente
dagli altroché poi, fé volete, altro non è, che un
dubbio, mi dà tanto piacere, che io non fo feriipolo
alcuno di portarla anco di là della grandezza, e de’ colori, al fapore, all’odore, e alle altre
qualità. ìo ho detto Je volete per farvi piacere,
poiché fe li riguarda al veder che fanno gli uomini
il Mondo cosi diver fa mente da quello, eh*
egli è, fumando certi corpi lifei, e continuati,
che fon pieni di pori, di cavità, e di prominenze,
limandogli avere in fe il colore, il fapore, e
le altre qualità, che non fono, che in noi, al veder
che fanno quelli medefimi corpi di veramente
fecondo la diilanza e le ali re cìrcollanze in cut
11 veggono, non fo, perchè ancora non fi poffa
dire, che ogni uomo li vegga diverfamente dagli
altri uomini, e che s’ingannino in quello loro
giudizio di creder di vederli della itefla maniera, cosi come s’ingannano negli altri. Almeno’ tutto ciò può dar diche dubitarne ragionevolmente. Voi direte per avventura, che questo