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Dialogo secondo. 63

semplici, delle quali tutti e due convenissero. Ora il rosso, il giallo, l'ultima misura, che possiamo immaginare, sono per le stesse idee così semplici, che non si ponno nè definire, nè comparar con altre più semplici, e perciò ci manca il modo di sapere se tutti le concepiscano nella stessa maniera, o nò: talchè gli uomini anno certamente gran torto di credere così fermamente, come fanno, di veder tutti il Mondo nella stessa maniera; ed egli è un gran caso se questa volta anno ragione.

Ma che male in grazia ne feguirebbe egli a dire, che ogni uomo vederle il Mondo differentemente dagli altri? a dire anco, che questo Mondo non vi è di forte alcuna, e che tuttiquefti corpi, quefto Sole, quelle Stelle, e quelle Marchefe non fono, che fogni, e apparenza? V a chi dice, che balìa arr dormito una fola volta invita fu a per eflerne convinto; colicene nel tempo, che alcuni difputano in qual maniera quello Mondo debba ellere, alcuni altri negano del detfo ch’egli vi fia. lo benché abbia dormito pm éfobk volta, non vi predicherò certamente un iiftsma che vorrebbe vicendevolmente dilrrugsjerci l’uno all’altro: Vi affieurerò più torto, che non ottante che gli uomini veggan divellamene te quello Mondo, ch’io voglio pel mio interrile confervarvi; tutti s’accordano però a dire queit albero è alto tanti piedi, e le fue foglie fon verdi; voi fière d’una giù Ha ftatura, e d’un bel colore. b. non farebbe egli quefto più rollo uno fpareer d’un’infinita varietà la Natura, la qual si