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Dialogo secondo. 57

spos’io, è ben ragionevole. Una debole Aurora appena fpunta fui nofiro Orizonte, che pretendiamo di vederci come in bel mezzo giorno. Noi facci ara tutto di, maxime nella Metafifica, come avria fatto il Colombo, s’egli averle prctefo di darci una compita detenzione dell’America, de’ popoli che l’abitano, del corfo delle montagne, e de’ fiumi di quel paefe, dopo averne folamente veduto qualche fpiaggia, e non fapendo ancora s’ella folle ifola, pur terra ferma l Noi ragioniamo fopra le chimere del noftro fpiriro, dtflruggiamo, e fabbrichi am fiflemi, muoviam dubbf, crediam niolverli, fenza convenir ne pur delle prime idee. Uno de’ più gentili fissiti dell’Inghilterra, che fa rivivere in quel felice paefe a’ giorni noflrf la bella, e pulita corte dì Carlo Secondo, in un picciolo, ma preziofo fertilo contro uno de’ più dichiarati Merafifici delnoiho fecolo, dice effe* eglino, come i ballerini, i quali dopo molti artificio!! giri pieni di maelìria, c di abilità, dopo molti fìudiati paffi, e molte capriole, fi trovano alla fin del ballo efser ne più ne meno in quel medefimo fito, donde fi partirono per cominciarlo. Ma come che fia di quelli ballerini dello fpirito,il fatto fi è pure, che certe cofe ne fanno nafeer altre totalmente da efse differenti. Gli Americani dovettero fenza dubbio maravigliar fi, che certe cifere, come le lettere dell’Alfabeto combinare infieme, pott fiero tramandar la Storia d’una Nazione alla. Polle riti,, é far che due perfone nella didanza di quattro, mila miglia fi comunicalfero i loro penfieri, si que-