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56 | Dialogo Secondo. |
eterni eccitano certi moti nel noilro corpo, Fanima vede nel Mondo intelligibile certe idee, coficche nel mondo materiale altro non v’à che la volt ra clleniione con certi moti e certe figure, e tutto ciò, che v’S di più, e che vi rende cosi vaga e leggiadra, non è che nel Mondo intelligibile;
o pure vi diranno, che in occafione di certi
moti nel corpo, Iddio fvela, e difpiega all’anima certe idee. Ma la conneffione, che anno quelli moti con le noflre idee, è talmente riputata nulla, che dicono, che fi potrebbe udir per gli occhi, coai come per gli orecchj, e veder per quelli niente meno, che per quelli, ballando per ciò fare, che le leggi dell’unione tra l’anima, e il corpo follerò diverfe da quel che fono; il che per efler elle arbitrarie, non è imponìbile, Una legge di quella unione li è, che a certi moti, che fi eccitano in una delle membrane dell’occhio forga in noi l’idea della luce, e a certi moti in una membrana dell’orecchio quella del fuono.
Perchè non potrebbe egli e fiere, efiendo quelle cofe affatto indipendenti tra loro, che l’idea della luce lorgefie a certi moti della membrana dell’orecchio, e per lo contrario quella del fuono a certi moti della membrana dell’occhio? Perchè non potrebbe egli elfere più tofto, difs’ella, che realmente vi follerò tra quelle cofe alcune fecrete dipendenze, ma che i vollri Filolofi non le conofeeffero? L’ignoranza del volgo fi fuol ricoprire coli’ orinazione, e l’ignoranza de’ Dotti non fi vorebb’ella afeondere fra i dubbj, e le quillioni? La voflra quillione almeno, ri-