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Dialogo secondo. 51

quello, o in quell’altro modo; Ed ecco quanto basta per fare, che eccitino in noi quella, o quell'altra idea, come della luce, de’ colori, del sapore, e d’altre simili. Egli non è necessario, che vi sia il colore per esempio sulla superficie d’un corpo, perchè io vegga il colore, siccome necessario non è, che vi sia il dolore nell’ago, perchè, quando io ne son punto, ne senta il dolore. Basta, che siccome l’ago induce una certa disposizione nelle fibre del mio corpo, per cui io sento il dolore; così quel certo moto di rotazione, che è ne’ globetti ribalzati dalla superficie del corpo, induca ne’ nervi della retina un certo altro moto, il quale portato da quelli sino al cervello, eccita in me l’idea, o la sensazione, come chiamano, del colore. Così se in un corpo vi sarà un certo moto per cui egli prema i globetti del secondo elemento e che quelli vengano all’occhio nostro, si risveglierà in noi l’idea della luce. Una certa figura di particelle, o pure certi piccioli animaletti, che son ne’ corpi, stuzzicando in una maniera, o in altra i nervetti della lingua, la sensazione in noi eccitan di quel sapore, o di quell’altro. Queste sensazioni ci sono generalmente destate in occasione di certi corpi, e perchè noi non vediamo nè le loro particelle, nè gli animaletti, che in essi sono, nè i globetti del secondo elemento, nè l’impressione che e’ fanno sopra i nostri nervi, noi non lasciamo d’attribuire ad essi corpi e la luce, e il colore, e il sapore che non sono realmente, che in noi. La Ragione ci fa alla fin conoscere il torto, che ci fa tutto dì l’Immagina-


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