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40 | Dialogo Primo. |
to v’impasta, cui forse non avria bastato l’animo nè a Tiziano, nè a Paolo d’imitare. Io non credeva, soggiuns’ella, che il colorito delle mie carni dovesse egli pure entrare in questo sistema. Egli entra bene, rispos’io, in altri sistemi, che son più comunemente intesi, e che importano un po’ più de’ sistemi di Filosofia. Ma a questi la spiegazione d’un sì bel fenomeno non può fare che grandissimo onore.
Io vi giuro, ripres’ella a dire, che questa abbondanza di cause, e sopra tutto la gran simplicità, che domina in tutto questo sistema mi rapisce, per tacere delle difficoltà, che sono negli altri, e che questo toglie via. Vorrei io ben vedere un’altra in luogo mio com’ella se ne difendesse. Io intendo troppo bene, rispos’io, il linguaggio delle Donne per non credervi già resa. Voi non avete chiuso abbastanza gli orecchj al canto di questa Filosofica Sirena, ne avete indurato voi stessa a’ vezzi del piacere nel voluttuoso Giardino di questa Cartesiana Armida. Ma voi non vi ricordate di quella fretta, che â prodotto tanti sistemi, che non reggon poi alla flemma degli osservatori, e che voi stessa pur condannavate da principio. Le Ipotesi, o immaginarj Sistemi non ponno alla lunga sostenersi a fronte delle sperienze chiamate con ragione da un grand’Uomo che le esaltò forse più di quel che poi le seguisse, Naturali Rivelazioni. Un mentitore, fosse pur’egli quel cotanto ingegnoso della Commedia di Corneille, è alla fin discoperto. Oh, soggiuns’ella, io non avea idea, che