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38 Dialogo Primo.

eccita in noi il sentimento della luce, così la diversità de’ moti di questa materia eccita in noi il sentimento de’ diversi colori; i quali altro non sono, che certe maniere, onde i corpi ricevono la luce e la mandan poscia all’occhio nostro. Queste maniere consistono nell’accrescer, o sminuire ne’ globetti della luce il moto di girare intorno a se stessi, che naturalmente ânno, e che si chiama moto di rotazione. Così quei corpi, le superficie de’ quali son disposte in modo da accrescer notabilmente questo moto di rotazione ne’ globetti di luce, che cadono sopra di essi, e che d’indi son ribalzati all’occhio nostro, ci appajon rossi; quelli, che lo accrescono un po’ meno, ci appajon gialli; quelli poi, che lo sminuiscono notabilmente, ci appajon azzurri, e quelli, che lo sminuiscono in modo, che questi globetti girino poco più lentamente di quel che sogliono, ci appajon verdi. Que’ corpi poi, che ribalzano gran copia di globetti di luce senza alterarne i loro moti, ci appajon bianchi; e neri quelli, che gli estinguono, e come gli assorbiscono dentro di se medesimi. Eccovi i colori. Volete voi qualche altra cosa? Voi sapete bene che non avete che ad aprir bocca. I vortici sono pel Descartes, come l’albero del Coco per gl’Indiani, con cui fanno ogni cosa.

Nò nò, disse la Marchesa, fermiamci per ora su i colori. Io non ho adunque che ad accrescere, o sminuire i moti di rotazione de’ globetti della luce per averli tutti, per variar di leggiadre tinte una francese stoffa, o una vaga indiana