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Dialogo Primo. 37

se stessa, e penso che in tal maniera avrete assai d’indifferenza verso lei. Una lucciola, un di que’ vermi che rilucono la sera nella campagna merita ora molto più la vostra attenzione. Tutto ciò, che non è luminoso, è nulla per noi.

Voi avete veduto, continuai io, che cosa è la Luce: voi vedete altresì come il Sole possa continuamente senza dispendio suo supplire a tanta luce, come egli fa; il che vi dava tanta apprensione nel sistema degli Atomisti. Egli non â che a premere la materia globulofa; e il premere non gli costa niente del suo: e poichè egli preme per ogni verso, egli è luminoso d’ogn’intorno. La luce arriva dal Sole a noi, secondo il Descartes, in un istante di tempo malgrado milioni di miglia di distanza. I globetti del secondo elemento sono continuati come in tante filze dal Sole sino alla Terra, e si toccano l’un l’altro. In quell’istante, che il primo della filza si muove, o fa forza di muoversi, dee anche far forza di muoversi l’ultimo non altrimenti che in una verga per lunga ch’ella sia, in quell’istante, in cui si muove una delle sue estremità, si muove anche l'altra.

Che vuol dire, ripigliò la Marchesa, con questi vortici si fa, e si rende ragione d’ogni cosa. Noi abbiam fatto in un batter d’occhio il Sole, le Stelle, i Pianeti, le Comete, la Terra, e la Luce: io m’immagino che faremo anco i colori colla medesima facilità. Niente di più facile, soggiuns’io, al Descartes. Siccome il moto, o la tendenza al moto della materia celeste