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Dialogo Primo. 35

la vostra Filosofia, son rapiti, e divengon schiavi d’un’altra, che per loro consolazione chiaman poi Virtù. I nostri decaduti Soli, rispos’ella, sono almeno più felici in questo, che trovano un bel nome, all’ombra del quale disapprovano altamente ciò, che non ponno più fare, e riacquistano in certa maniera il perduto dominio. Ma qual’è la consolazione d’un povero Sole in Cielo ricoperto di crosta, e divenuto Pianeta? Quella, soggiuns’io, di non aver un dominio odioso e immaginario, dopo di averne perduto un’amabile e reale: quella di non rassomigliare a una vecchia Suocera, dopo di aver rassomigliato a voi.

Questa miserabile metamorfosi di Sole in Pianeta, accompagnata però da qualche consolazione, come vedete, è probabilmente ciò, che è avvenuto a una bella Stella, che abbiamo affatto perduto nella costellazion di Cassiopea, e che sicuramente in questo sistema avvenne alla Terra, la quale Signora altre volte anch’ella d’un ampio vortice, di luce coronata, ed uno de’ risplendenti occhi del Cielo, miseramente perdette, ricoprendosi di sozza crosta, il suo dominio e la sua gloria, e fu dall’immenso vortice del Sole rapita così come da un gorgo di acqua lo è una pagliuzza in un fiume. Nella medesima maniera egli conquistò gli altri Pianeti, che girano intorno a lui, Giove, Saturno, Mercurio, Venere, e Marte, e le Comete ancora, benchè questi sien Pianeti di un genere singolare, che vanno scappando di un vortice in un altro, e che cangiano, come certi popoli quì da noi di tempo in tempo