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Dialogo Primo. 29

e poc’altro faranno mai, cred’io, di migliore. Chi avrebbe mai creduto, rispos’io, che l’incontrarsi che fa casualmente un Eroe di Romanzo in una Eroina un certo non so che, ch’egli vi vede, dovesse produrre perfino a venti volumi? Una Nazione però delle nostre vicine ne â più riprove forse che non bisogna. E senza incomodar per questo gli Eroi, quel non so che, che tutto il Mondo vede in voi, quali cose non produce egli? — Vediamo per ora, ripigliò la Marchesa, ciò, che produrranno i Vortici del Descartes; che ormai dopo i venti volumi ogni cosa mi comincia a parer possibile.

Quelle particelle adunque, continuai io, della figura d’un dado, che voi cominciate a stimare un poco più, girando, come dicevamo, intorno a se medesime, dovettero urtarsi terribilmente tra loro, e per conseguente rompere vicendevolmente i lor’ angoli o punte, che impedivan loro il poter girar liberamente intorno a se medesime. Voi vedete che levando a un dado gli angoli o le punte, egli si accosta alla figura di una palla; e quanto più si andran levando gli angoli a ciò, che resta del dado successivamente, tanto più egli diverrà a poco a poco una palla. Così appunto dovete credere che succedesse a quelle picciolissime particelle, che della figura d’un dado, ch’ell’erano, col continuo urtarsi tra loro divennero al fine tante picciole palle o globetti. Quella materia poi, che nacque dalla rottura degli angoli di questi dadi, e che si dovette ridurre dagli urti continui ch’ella avea in parti-