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20 Dialogo Primo.

porvi così a sangue freddo, se la Luce sia sostanza o accidente, o l’atto del pellucido in quanto egli è pellucido; se i colori sieno la prima figurazione della materia, o una certa fiammella, che sorge da’ corpi, le cui parti sono proporzionate alla vista. Potrei ancora gravemente proporvi, acciocche veggiate quante cose io voglio risparmiarvi a un tratto, se la Luce o il suo spirito sia l’Anima, che mette Platone a collegare il Mondo sensibile coll’intelligibile tra le Idee e la Natura; e se perciò dia esso all’elemento del fuoco, seggio della Luce, la figura di piramide, che in certo modo conviene con quel sublime triangolo tanto misterioso, che è il simbolo di quell’Anima. Vani enigmi della dotta ignoranza di molti secoli. E chi sa, se con altri che meco ve la potreste passare senza qualche Gotico pezzo di Dante, che in mezzo alla nostra ammirazione ci faria sbadigliare, e senza essere con quella Luce condotta a poco a poco in Teologia, o almeno senza la spiegazione del senso mistico della favola di Prometeo, che rubò la luce al Sole per animar la sua statua.

Secondo che io vedo, disse la Marchesa, e’ bisogna andar cauto co’ Filosofi, che sanno coglier vantaggio d’ogni cosa. Voi fate come i Tiranni, che contano fare altrui un gran benefizio, quando non gli an fatto male. Ma io vi son ben tenuta, che mi vogliate risparmiar tutte queste belle cose, nelle quali io confesso di nulla intendere.

Vediamo un poco, ripigliai io, se voi meglio intenderete ciò, che dissero alcuni più di-