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296 Dialogo Sesto.

do ail* umana ingordigia artifiziofe reti, e promettono di arricchire ad un tratto le Nazioni, che anno mai Tempre colle medtfime ani impoverito I/aggradevole, e vano error della fperanza conduce gli uni in fiotta al Telonio, gli altri al I icèo. Non difformi dalle concepite lu> finRhe fogliono èflfer i F r.ncìpj. Arride il vento alta Nave che feioglie dal Porto, e dolcemente invitano due begli occhi la prima volta, che li vestono. La Banca convertendo m fui pnncipioìe freraoze in oro, la fua ripurazmn conferta ed accrefcc; e nelle fenfate Prefazioni fofheltk fuo decoro la Filofofia più felice nel bandire eli antichi errori, che nel foftituirvi verna novelle; talché coloro che accortamente diffidai d! buon’ora dall’infìdie il pie ntrageono, o un onefto accrefcimento della lor facoltà recan fico, o un ragionevol diùnganno de’ loro pregiudizi pattati. Ma pochi (odo i gasai, che il prefente non contamino nel iar Sii per Avvenire, e a’ quali la felicità cTossi digradino non ferva alla mifcna di domani Gli uni fi trovano alla fine cogli fentto, ingombri di cedole, che non fin più valore alcuno e gH altri col capo di non altro gonfio che Sì moti di predione, di rotazione di globe»., e d vortici.Talfe monete della Filofofia. Il Signor Newton dalla lenta, ma iicura Sp«ienz* guidato nulla prù v» promette, eh ella non fia ad attender valevole, colà fi arrefta, ov ella lo ab& ti vero dal fallo, ddK<n*»£ *W babile,la mercè fua, dengue, e nel! cfteniio