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Dialogo Sesto. 289

quanto fono maggiori e la mafia, e la velocità.’ Le particelle della luce anno una velocita incredibile, come quelle che vengono dal Sole alla Terra in otto minuti in circa di tempo, bile percorrono in otto minuti uno {pazio di ottantun milioni di miglia. Bifogna adunque, che effendo la loro velocità così fmifurata, come quella che di qualche cofa più di dieci milioni eccede la maggior velocità de’Corfieri Inglefi,la loro maffa fia quafì che infinitamente pieciola, perchè una fola particella di luce non faccia qui in Terra gli Affetti i più terribili del cannone, in luogo di gentilmente animare e rallegrar, conV ella fa, al fuo apparir la Natura.

I buoni effetti, ditte la Marchefa, della difficoltà, the noi dobbiamo dimoftrare nel credere agli uomini, fi e [tendono anche a’ Filofofi, poiché gli uni, così adoperando, ci danno maggiori prove di ciò che dtlideriamo efler vero, gli altri di ciò che lo è in fatti. Io mi guarderò da ora innanzi in ogni maniera dal credervi troppo leggiermente. Voi non avrete certo, /oggiuns’io, per quefta volta almeno fulla cofeienza di non avere battami argomenti, onde credere, che la riffe Aioli e Lon fi faccia dall’incontrar, che la luce fa le parti folide de’ corpi. Perchè oltre al grande affutdo che ne verrebbe, fe cos’i folle; egli fioflerva, che la luce trafmefla per un pezzo di vetro feffre una più forte rifleffìone nell’ufcir dal vetro, ch’ella non à fatto nell* entrarvi. Ora come può egli mai e (Te re, che la luce trovi più parti folide nell’aria, di quello che ne à trovato nel