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288 | Dialogo Sesto. |
vi farebbono più fpecchi, non vi farebbero più Tolette Una fupeifìcie per quanto hfcia e pulita dia Sìa, non lafcia dì avere prominenze, e irregolarità affai fenfibili, e che fi feoprono col Mic?ofcopio. Immaginatevi, che tutti i corpi che voi credete i più lifei e i più puliti, fono come l’acqua, allorché ella è increfpata dal vento.
La luce farebbe da effi riflettuta irregolarmente, come io è dall’acqua così increfpata, e non potrebbe mai efferlo con quella regolarità, che e neceflaria per vedervi in uno fpecchio Vedete che cofa vi coderebbe la voftra bella fpiegazione? E’ egli coi vero, foggiuns’ella, che ella coiti così c|o? Voi mi fate forfè più paura, che il pericolo non merita. Le irrego anta che fono nelle fupeifìcie degli fpecchi benché fenfibili al Microfcopio,non potrebbon* elleno effe re infenfibili alla luce? Voi fiete ben difficile, o Madama, replicai io, da un tempo in quà. Le prominenze* %: le cavità che fono negli fpecchi i più Uf i e i più puliti, fono paragonate ad una particel a di luce, ciò che farebbono i Pirenei, o le Alpi, riatto ad una palla di Bigliardo. Le irregolarità degli (pecchi fi veggono co’ Microfcopj ordinati, ma non Va Microfcopio così perfetto che face a vedere i pori del Diamante, attraveifo, il, Quale la luce però paffa abbondan tarmarne me. a noi, fe’le particelle della luce non foffero ouafi che infinitamente picciole. La forza ne?orp fi S dalla quantità di materia che cone gono, che fi chiama la mafia, e che anno; così che tanto maggiore e la forza,