Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/299


Dialogo Sesto. 287

fccil ménte rifletti degli all’ri, Quindi fi dice,’ che i raggi più rifrangibili fono ancora 1 più rt~ fiefftbili /Ne’ corpi, da’ quali il lume è maggior mente rifratto, egli è altresì più fortemente rifletto, e generalmente dove fi trova efiere maggiore la forza attrattiva e rifrattiva, ivi pure il trova effer maggiore la forza rifleffiva e ripulfiva, I diamanti che rifrangono più fortemente il lume, lo riflettono più fortemente altresì. Quindi vien la vivezza de’ loro colori,e l’abbagliante del loro lume.

Quefie Analogìe, foggiunfe la Marche fa, fon belle e buone, e buoni fono gli efempj, co’ quali avete fatto loro fìrada, ed a me rimproverato vie più la mia baldanza. Io mi pento di aver rifo in luogo di e (Ter mi maravigliata, e di avere fchernito ’ciò, ch’io dovea venerare. Ma non mi dìcefte voi già che la riflefiìon fuccede dall’incontrar che fa la luce le parti folide de’ corpi, dalle quali è riperco0a? Quella fpiegazione nu pareva affili chiara, e forfè più per dir vero di quella, che m’accennate ora, Egli è, rifpos’io, il Defcartes che ve Vi detto, e non io. Temete adunque della voftra fpiegazione. Un’ingeguofo Autore a propofito del Defcartes, da un- bello avvertimento, che nella Filofofìa non bi fogna fidar fi di ciò, che fi crede d’intendere troppo facilmente, cosi come di ciò, che non s’intende punto. Se la nfleffrone fi face (Te dall’incontrar che fa la luce le parti folide de* corpi, come voi chiari film ameni e intendete che debba farli, fapete voi quale allurdo ne avverrebbe in Natura? Non