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Dialogo Sesto. | 281 |
ogni credere maraviglio!! fono gli effetti. Se un Tubo di vetro fi sfrega fino a tanto, che acquiill del calore, egli arrirerà de’ corpi leggieri, come foglie d’oro, o bambagia, gli fcaccierà lungi da fe dopo averli attirati"; egli ecciterà una fpecie di tcmpcfta in una mafia di pezzuoli di carta bruciata, attraendogli, e fcacciandogli tumultuariamente da fc. Egli è una fpecie di bacchetta Magica, con cui fi comunica, o fi defta ne’ corpi una virtù, che era in loro innanzi, come dormente e fopita. Una palla d’avorio fofpefa ad una corda di novecento, o mille piedi di lunghezza, acquieta la medefima virtù dì attrarre, e di tacciare, fe all’altro. capo della corda lontano da effa mille piedi fi accolli il Tubo sfregato, e divenuto Elettrico. Gran ragione in fatti, ripigliò ella, voi avete di chiamar quefto cubo una fpecie di bacchetta magica, poiché egli veramenre fa cole incomprenfibili. Almeno fi è per me un miilero, come egli debba con tanta avidità trarre a fe i corpicciuoli, e pofeia con una certa fpecie di fdegno da fe rimuoverli, e difcacciarli.
L’Osservazione, foggi uns’io, che è fiata fin’ora la nottra guida, e il noftro filo d’Arianna nell’intricato laberinto della Fifica, lo farà ancora nel po di cammino, che a farci rimane. Ella ci à condono a feoprire nuove proprietà della luce e de’ colori, dalle quali una nuova Ottica ne forge alla Filpfofìa, ci à condotto a difeoprir ne’ più fecreri riponigli de’ corpi l’attrazione, nuova anch’effa e maravigliofa proprietà della materia, per cui la Fifica tutta cangia di faccia, e si ri-