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280 Dialogo Sesto.

Ognuno clic fu* noftri occhi prenderà dir male del noV fcflb, eccettuerà fenza dubbio alla fine con un forzato ma quella, che à la sfortuna di trovarfi prefente. La Satira cotanto grata al a malignità del noftro fpirito, divtene con cotefte «celioni fredda, il nofiro amor proprio non fe abbaftanza, e la Venta vi perde tropnn divenendo men generale, V 9 recezioni, rifpos’io, di quefta forra, altro propriamente non fono, che novelle verna, che Salla feoperta nafeono di molte caufe, che intiere combinate concorrono per lo più; produrre un ceno effetto. Quefìa maggior rifraz.onc | in minor denfità di mezzo, deriva da un a ira pam"oh? cornfpondenza, che Va tra que U liquor. e la luce. Ella agifee fopra di effi più che fopra rfS agitandogli, rifcaldandogli,ed infiammanti più facilmente. Egli è ben g:ufto alSB?m accano più degli.altri fopra la lure rompendola, e rifrangendola. QP™ torza non rSederebb’ella nellepa™ fulfuree de* corpi

òrto, che nelle altre? Per quefta «ffooo

fàcqua bollente, in cui quelle parti fono, mu fnriTionate, à più forza rifrattiva della fredda, feralmente fi calore, e lo sfregamento aumenfa la forza attrattiva, che è ne’ corpi, c.la fa ma«iettare in una particolar maniera. L Amora, oLnfgenere di gemme pellucide, ogni fp«.e di vfuo g?capellife i crini, e molte altre cofe sfrei: °che Ino manicano que fra for» che fi fhiama Elettrica, che fi comunica ad a «i co p, che è portata a amanze incredibile e di cui oltre