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Dialogo Sesto. 275

bondantemente nel fuo Trionfo al Sig. Newton, ciò ch’egli le avea preflato per fua difefa nell’Eccliffi totali. Quello vicendevole foccorfoj, quello commercio, dirò così, di verità, non può, che fare onore alle Scienze. Quello commercio, rifpos’io, non fi è mai più mani fellamente veduto, che nell’attrazione. Si può dire, che ogni feienza, ficcome il Mondo tutto altfe volte alla Romana Grandezza, contibutfee a gara alla conferma di quella Verità. Benché io v’ò detto, che gli effetti dell’attrazione fono più rimarcabili in Cielo, che altrove, la Fifica tutta, l’Idrollatica, la Chimica, l’Anatomia lleflaglimanifeiìano chiaramente. Il Signor Mufcembroek, che conferva nella Filofofia il carartere d’un uomo libero, ed un vero Repubblicano dice, che parlando liberamente come conviene ad un Olandefe, gli è forza di confeffare, avere per lo fpazio di molti anni da lui fpefi in ogni forta di eiperienze, olfervato in tutti i corpi che gli lì fono offerti, moti, ed effetti, che non fiponno, nè fpiegare, nè intendere per via di eflerna preffione di qualche fluido ambiente: ma che la Natura grida ad alta voce, eflere infufa a’ corpi una legge, per cui fi attraggono, indipendente dall’inpulfione. Le fermentazioni Chimiche, la durezza de’ corpi,la rotondità delle goccie d’acqua, della Terra medefrma, la feparazione degli umori nel corpo umano, il fu ce mar, che fanno lefpugne l’acqua, l’afcender ch’ella fa ne’ tubi, che per la loro eiìrema fottigliezza fi chiamano capillari, e mille altre cofe, ne fono argomenti incontasta-