per la Natura ciò che è il fòggetro d’una eompofizione
per un valente Maestro di Mufìca. Per
femplìce ch’e* fia, lafciate pur fare a lui a concertar
ve lo in mille guife, a dargli ad ogni rao mento
fembianza di nuovo, e trovarvi entra materia
b#ftevole al pia vario,ed arrnoniofo Concerto del
Mondo. Non di altro /oggetto, continuai io, è
la Natura mellieri per regolare, c variare inlte me
quegl’infiniti," e valli Siffemi Planetari, che probabilmente fono- intorno alle flelle inerranci e
fitte, a que’ himinofi, ed attraenti Soli, che ci
rallegrar* fe notti, e che noi avviliamo co’ nomi
de’ notòri miferabili Eroi. Ma perchè quelli Eroi,
difs* ella,. de bbon’eglino e fiere inerranti e filli?
Che non s’avvicinali’ elfi, fe fi attraggono, e non
fi ferrano l’uno addotto all’altro? Voi avete forfè
quale lie altra Parabola in pronto, chè non appettava,
che la mia difficoltà. Nulla meno, foggsu-ns’io, fe già voi non prendere per una Parabola
il dirvi, che quello appunto farebbe avvenuto,
quando il numero di quelli Soli non fotte
infinito. Quelli ehe fono fu Ila fuperfreie di quella
fmifurata Sfera, dirò cos,di Soli, li farebbono
ferrati addotto a* loro vicini, come quelli, che
non avrebbono avuto, chi gli atrraeffe per un
verfb contrario, e ne gli ri te nette, e cosr di mano
in mano gli ultimi correndo a’ lor vicini, e
quefll ad al tri, fi farebbono tutti ammucchiati inncll’Univerfò, che un vailo, e fmifurato Sole.
Ma qual’è il numero di quelli Soli? Quali fono i
limiti della loro Sfera? ti centro non ne è egli