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Dialogo Sesto. 267

che nel precifo tempo degli Hquinozj, £ W** ma di quel di Primavera, e un po dopo quel d’AuruT, cioè nel rnefe di Febbrajo cadano, f in auel d’Ottobre.

In Mercuria, in Venere, ed in Marte elleno non iegmranno che d Sole, benché in Marre - z «sion della Tua dilllnza dal Sole faranno mtenlib fi lnGiove,emSitur n o, il Soie a cagion della fua immenfa jfitete non vi avrà che: fare Fileno fi confonderanno a capnccio di quelkioro I une e h molriphcità loro le renderà molto Regolari i Se fi Speffe il tempo della rotazion di Saturno, come fi fa quello di Giove, a Geografia di amendue, <feM*««floro Lune, come fi fan le loro dtftanze, e 11 loiorivoluzioni, s’indovincrebbono le quantità c iperiodi delle loro maree, e noi potremmo mandarnedelle Tavole a’ loro Piloti. Ed eccoci un altra volta riportati in Cielo dali attrazione e a’ Mondi remoti, e valli, ov’ella tiene una delle fuc fedi più eofpicue,e mamfelte.

Eli/ci fa viaggiare, dine la Marchefa, in un batter d’occhio milioni di miglia, e ci ricompenfa con milioni di belle, e grandi verità. Un Autor Franccfe, ripigliai io, zelante propagatore di queftoSiftema fui Continente riportato aneti cflo dall’attrazione a quelli Mondi, penfa con gran verifimilitudine, che quefte Lune dì Giove, e di Saturno, così come la noftra folfcro altra volta Comete, le quali pattarono aliai vicino, smiti Pianeti, per rimaner prefe nella sfera della loro attrazione, e furori corrette a girare intorno