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266 Dialogo Sesto.

la sua parte. Quantunque egli sia tanto più lontano dalla Terra, che non è la Luna, egli è tuttavia in ricompensa tanto più grande, che non dee stare ozioso nelle maree. Gli altri corpi Celesti non vi ân luogo alcuno sensibile, come quegli che sono troppo piccioli per la distanza, da cui son separati da noi. Quando la Luna è smezzata, le maree sono le più picciole del mese, perchè allora le due forze attrattive del Sole, e della Luna incrocciandosi insieme, sono il più che si possa contrarie al gonfiamento del mare nel medesimo sito. All’incontro quando la Luna nuova, o piena, ella è nella medesima dirittura col Sole rispetto alla Terra, le loro forze conspirano insieme, e quelle fono le più grandi marce dei mese; così però che il moto dall’acque concepito, e per alcun tempo in esse ritenuto dee produrre, che alcuni giorni dopo la Luna nuova, a piena il maggior gonfiamento del mare osservisi; nella giusa che in questa frizione il calore del mezzo giorno, che nell’aria si conserva, ed al seguente di mano in mano, benchè per se stesso minore aggiungesi, fa, che non canto nel mezzo giorno stesso, quanto alcune ore dopo di svegliar cogli ondeggianti ventagli le fresch’aurette abbiamo maggior uopo. Di tutte le maree poi le più grandi cadono ne’ nuovi, o Pleniluni degli Equinozj, perchè alla cospirazione delle forze del Sole, e della Luna, si aggiunge in questo caso una più grande agitazione nell’acque, se non che l’essere alla Terra più vicino il Sole, l’Inverno della State, non ostante il nostro gelare, fa che anzi,