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Dialogo Sesto. 265

gli Dei fui mare la vicenda del flutto, e rifluflb, ora per un verfo,ed or per l’altro feco porta le vaghe Gondolette in tanto, che l’oziofo Gondohero dolce cantando a un bel raggio dì Luna, all’acque infegna, e alle loro Dee o d’Erminia la fuga,o di Rinaldo gli amori. Fani ella nel Baltico, che è il Mediterraneo del Nord, ancor meno ièntire. Aggiungete a ciò, che quel mare al freddo ifpido Polo vicino, e dalle vie della Luna lontano, è più agli ghiacci, ed agli fcogli addatto, che al calore, e all’attrazione. Ne’ Lidi dell’Oceano Auflrale, al Giappone, alla Gina, e nell’Oceano Orientale, la marea per la vaftità de’ mari è confiderabiliflìma, e nel noftro Oceano oltre ogni creder prodigio!! ne fono gli effetti. V’a de’ tratti di Terra prefTo a Dunkerken, da’ quali il mare fi ritira per lo fpazio di più miglia, e vi torna poi velocemente fopra, e gl’inonda copreado akernatìvaniente, e difeoprendo le arene fofpette a’ naviganti, non fenza difturbar tal volta il frefea delle Dame di qutlla contrada, che ardifeon prenderlo fulla riva di quel mare, il cui lido medefimo è fallace, & infido. Quelle fono Naumachie naturali, in cut due armate potrebbon batterli a piè fecco in alcune ore del giorno, e tu alcune altre due flotte almeno degli Antichi dare una battaglia. In qualche fiume la marea afeende per fino a cinquanta e più piedi di altezza, fopra tutto fe la htuazione del Sole,e della Luna convengano a render grandi le maree.

Benché la Luna riguardar fi polla come la Signora dell’Oceano, il Sole vi à però anch’esso