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Dialogo Primo. 15

co gergo. Chi avesse scartabellato un poco i loro repertorj potea preveder le lor diatinzioni e le lor risposte; come si preveggono i passaggj de’ musici dozzinali, e le rime de’ cattivi poeti. Tali erano i veli, co’ quali nascondevano alla faccia del Mondo quell’ignoranza, che non doveano ben sovente poter nascondere a se stessi. L’orgoglio delle Scuole si sosteneva collo strepito di vane parole, e colla tirannia de’ nomi. Si credeva che realmente combattessero, ma vecchi fanciulli non combattevano in fatti che con bolle d’aria.

Questa ostinata venerazione adunque verso gli Antichi, che per lungo tempo passò tra Filosofi, come un eredità di generazione in generazione, fece, che fino al passato secolo poco o nulla si avanzò nella cognizion della Fisica. Finalmente, oltre ad alcuni altri pochi, che dovevano essere come i martiri della ragione, si trovò in Toscana un uomo assai ardito, nomato Galileo, il qual prese non che a dire, ma quel che è peggio, a dimostrare con evidenza ad uomini, che contar potean per avventura sessanta anni di dottorato, o di cattedra in Filosofia, che aveano imparato con infinito studio per tutta la vita loro a non saper nulla: e questo suo ardire gli costò per altro ben caro, allorchè far’ uso della sua ragione lo stesso era, che rinfacciare agli uomini il generale abuso che ne faceano, e il promover le scienze egualmente era pericoloso, che il voler cangiare i Termini del Pomerio dell’antica Roma, alla conservazione de’ quali religiosamente dagli