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Dialogo Sesto. | 251 |
è certamente più comoda, e permette un’intiera dimenticanza dopo foli quattro giorni. Ma generalmente io credo, che la proporzion de’ quadrati po(Fa ihbilirfi lenza fcrupolo, poiché otto giorni Cogliono comunemente guarire da ogni gran paflione.Nonv’à,che voi, che potrefte rovefeiar quello Teorema, e fare, che la memoria di voi, e con effe il defiderio in luogo di diminuire crefeeffe fecondo i quadrati, o più tolto fecondo i cubi de" tempi. Nò nò, rifpofe la Marche fa. La Galanteria non dovrà mai guai tare un Teorema, Io voglio entrare nella regola generale troppo felice, fe riabilito avrò qualche cofa di fiflb, c di collante in una cofa così incollante e vaga, come fi è l’Amore. Se fi lafciafTe, rifpos’io, che la Geometria vi prendere un po’ dì piede, voi vedrette in poco tempo maraviglie. Le conclusioni farebbono le più pronte, e le più eleganti del Mondo.
Ma seriamente, diss’ella, la nollra conclusone in Fifica è, che la forza attrattiva del Sole cala nella proporzione, in cui i quadrati delle diftanze creiamo. Mi figuro, che la forza attrattiva di que’ Pianeti, che attraggono i loro Satelliti feguirà la medefima proporzione. Quell’apporto, rifpos’io, tra le difhnze, e i tempi delle loro rivoluzioni, che offervano i Pianeti, che girano intorno al Sole, lo offervano ancora, come io vi diffi, i Satelliti, che girano intorno ad un Pianeta; e ciò è manifeflo in Giove, ed in Saturno; i quali ne anno più di uno, e per confeguente la legge della loro forza attrattiva farà la medefima,