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Dialogo Sesto. | 247 |
I1 Problema, ch’io vi propongo è quello: Data la diftanza della Tena dal Sole, che fia uno, e la diftanza di Giove dal Sole, che è in circa cinque nfpetto alla diftanza della Terra, trovare quanto faià diminuita la forza attrattiva del Sole alla diftanza di Giove. Datemi, vi prego, foggiuns’ella con una certa impazienza, un po’ di tempo, poiché non lì tratta d’una bagateìla a dover fciorre un problema. Voi m’avete detto, che la forza attrattiva tanto è minore, quanto è maggiore il quadrato del numero, ch’efprime 3a disianza. II quadrato di uno, che è la d Mar za della Terra dal Sole è uno. E alla diftanza uno, difs’io, fi fuppone, che la forza fia uno, c fi cerca di quanto ella farà diminuita, allorché faià arrivata alla diftanza cinque, che è la diftanza di Giove dal Sole. 11 quadrato di cinque, foggiuns’ella fu b ito, è venticinque. Se la forza attrattiva del Sole dee effer tanto minore, quanto maggiore è quello quadrato, converrà, che in Giove ella lìa venticinque volte minore dì quello che è nella Terra. Non è ella quefta la follinone del Problema, e non pofs’io andar gridando, come già ò udito di quell’antico Geometra o trovato, o trovato?
Voi il potrelle, rifpos’io, ma noi vorrefte fare in quel mede fimo abito, in cui ufeendo preci puofamen te del Bagno, il fece egli, I Matematici dovrebbon più torto, come già fece un* altro dì loro per una verità trovata, guidar l’Ecatombe per folennizzar quello giorno, in cui del voflro nome abbellir potranno, e rallegrare il