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Dialogo Sesto. 245

zione gli Antichi aveanfabbncato de* Cieli folidi, e creato delle Intelligenze, che li muoveano, e il Dcfcarres avea ingombrato l’Univedo col fuo grande e magnifico apparato de’ Vortici, lì riduce a l più femplie e fenomeno del Mondo, fenomeno però da Principe, fattoli affai più cheamolti non giova da alcuni anni familiare in Europa: a quello in foma d’una palla di cannone, che perfe tteffa fi muoverebbe in una linea diritta, fe laforza della Terra che l’attira di continuo a fe, non la laringe [Te a muoverli in una curva. Tanto la Natura nell’infinita varietà fua, è femplice ed uniforme, La palla ricade ben pretto in Terra, perchè la maggior forza, che noi darle polliamo, non è che picciola rifpetto alla vaili ià di quello Globo. Se pombil folle all’umani debolezza di cacciarne alcuna fin di là dal Perù, egli è dimoiato, che noi faremmo acquilo d’un novelloSatellite, poiché emula della Luna ella girerebbe intorno alla Terra, fe non che dovendo ben pretto il fuo moto per la continua refiflenzi, che troverebbe nell’aria, illanguidirfi, e nulla intanto perdendo la forza della gravità del vigor fuo; quella novella Luna a fracallar verrebbe cadendo ciò ch’ella incontrale dopo averla noi feotìra orribilmente fi fchi are fui le nollre tette. Tutto ciò voi mi dite in due parole. Vedete fe le parole delle Dame fignifican molto. Voi mi dite certamente molt illìaio, ma non dite ancor tutto. Egli retta da iàpere con qual legge quella forza attrattiva agifee, cioè a dire s’ella è la medeùma in tutte le dillanze dal Sole, pure s’ella è più de-