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240 | Dialogo Sesto. |
Giove, e con Saturno; né Mercurio, nè Venere nè Marte il poimo per quello conto con noi.
Cottila voftra firn ili tudine, replicai io, faila più che in qualunque altro, giufia nel fiftema de* Vortici, in cui quelle giurifdizioni pajono affai bene flabilite, tanto più, che cotefta Filofofica Potila ama dì adornarfi di comparazioni e di fimilirudini, e di farle eziandio talvolta divenir ragioni. Ma le due leggi, di cui vi ó parlato, non le permettono di eflerlo. Veramente egli è un peccato di dovere abbandonar cotefli Vortici, che offrono allo fpirito una si chiara, sì naturale, e si femplice idea. I Pianeti girano intorno al Sole, perchè un fluido, in cui fono immerfi gira egli medtfimo, e ne gli porta feco come vascelli lasciati in balìa alla corrente d’un fiume. I fecondar] girano intorno a* primari per la medefima ragione. Non fi può immaginar niente di più chiaro. Ma il male fi è, che quelli Pianeti non fi contentano femplicemente di girare, ma ìlvoglion fare con certe inviolabili leggi, che guadano ogni cofa.O non fi ponno quefie f comporre tutte e due co’Vortici, o ci fi compongono di così mala grazia con tutti gli sforzi, che fono flati fatti, che uno de’ loro più illuttn Diteniori giunge a dire efler lui in dubbio non olla nte ciò, che per difenderli faceva, fe coloro che ncufavan d’ammetterli non fi Mero per avventura nella loro opinion confermati per cagion della maniera, ond* egli li difendeva. Oltre di che e fon premuti da tante altre così gravi discolia, che pare aver congiurato alla diftruzione di que-