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238 | Dialogo Sesto. |
considerato anch’esso insieme con quel, che la Terra â dintorno al Sole, affine di renderne ragione. Quelli due moti adunque dalla sagacità Inglese combinati insieme a puntino spiegano quelle bizzarre apparenze in qualunque altro sistema inesplicabili, e in tal modo siamo ora certi di una cosa, che era provata da mille parti, e rigorosamente dimostrata da nessuna.
I cinque Pianeti adunque, nel numero de’ quali possiamo ora sicuramente ripor la Terra, si chiamano primarj per distinguerli da altri Pianeti subalterni, che girano intorno ad un primario, e che si chiaman secondarj, come fa la Luna intorno alla nostra Terra, i quattro Satteliti di Giove intorno a questo Pianeta, e i cinque intorno a Saturno. Questi secondarj convengono co’ primarj in questo, che osservano quell’ordine, che i più vicini compiscono la loro orbita in minor tempo, e i più lontani in maggiore, e lo conservano coll’esattezza stessa, e collo stesso rapporto, con cui abbiam detto fare i primarj.
Un’altra cosa, in cui quelle due sorte di Pianeti convengono, è, che in tempi eguali scorrono non già pezzi di orbite eguali, ma pezzi d’orbite tali, che le aree vengono ad essere eguali. Per bene intendere quell’altra legge del loro moto, immaginatevi l’orbita d’un Pianeta primario essere appresso a poco un cerchio, e il Sole essere non già nel mezzo di esso, ma un poco da un lato. Figuratevi da quel punto dell’orbita, in cui il Pianeta è per esempio in questo momento tirato un filo al Sole, e dal punto in cui egli sarà