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Dialogo Primo. 13

riosità, e lo studio, dalle grandi combinazioni dell’Universo, al picciol Caos delle stravaganze di questo Globo, dal rapimento con cui ci trasporta la considerazione de’ vasti, e remoti oggetti, al tristo rifletter sopra il voto di noi medesimi. E quest’uomo, che più funesto di Pandora rivolse il genere umano a considerare senza speranza di guarigione i mali, che dal suo fatal vaso erano in folla usciti, fu venerato come Padre d’una nuova Filosofia, chiamata Morale, la più trattata di tutte, e la meno intesa.

Colle delizie poi, colle frutta, e colla corruzion dell’Asia tragittata di mano in mano la Filosofia in Roma, poco felicemente potè allignare in mezzo ad un popolo, le cui arti erano di perdonare a’ soggetti, e debellare i superbi. Ne’ primi secoli della Cristianità ella porse l'armi per combattere il Paganesimo, e distrutto questo, tante guerre civili e tante dissensioni suscitò fra coloro, che con essa avean trionfato di Giove e dell’Olimpo, che videsi quasi all’uscir del porto vicina a perire la Navicella. A questa fatal guerra di parole si aggiunse quella, che all’Impero Romano e alle Lettere mossero i Barbari, e che l’uno distrusse, e oppresse l’altre, finchè nella profonda notte che seguì da poi riaccesesi tra gli Arabi alcune scintiile dell’antico sapere, la dottrina d’Aristotele risorse, che per l’Oriente sparsa fu poi da’ Monaci volontieri abbracciata, come quella che al genere della loro vita era di tutte la più confacente. Quanta fatica e quanto studio nella buona Filosofia, alla cui formazione