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DIALOGO SESTO.
Efpoft-^ione dell’univerfal principio dell’Attra-
zione Newtoniana, Applicazione
di quefto principio all’Ottica^
e Conclujìone.
LA Marche fa non meno impaziente per l’attrazione di quel che per le altre cofc (lata Io fofie, il feguente mattino dopo ì primi, e brevi complimenti, egli è tempo, incominciò a dire,di montare il nortro Ippogrifo, e di allentargli la briglia. Non occorre, replicai io, ch’e’ fi franchi per pìcciol cammino, fe ben mi fov* verrà di certi orribili numeri, che oda dirvi. Tutti i Pianeti girano a varie dilhnze intorno al Sole, che quali nave cento mila volte più vallo della noltra Terra, fì trova effere come il centro del loro moto nei ieno d’un maeitofo ripofo. Vicin del Sole a una diftasza però di trenta due milioni di miglia Inglefi ( poiché quelle miglia fono più che altre confecrate al Cielo ) è il picciol Mercurio, a cui fiegue la brillante Venere a cinquanunove milioni di diilanza, indi h noltra Terra a ottantuno,
il rollo Marte a cento ventitré, a quattrocento
ventiquattro lo fmiiurato Giove, e il tardo