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12 Dialogo Primo.

to i più cupi misterj. Bisognava cominciare da un attento esame delle cose per via di replicate osservazioni e di diligenti sperienze prima di avventurare il menomo sistema; fare, s’era possibile, come quegli antichi Filosofi, de’ quali l’uno per iscrivere della natura delle Api si ritirò ne’ boschi per meglio considerarle, l’altro le osservò per lo spazio di sessanta anni. Ma il male si è, che le osservazioni e le sperienze vogliono, come vedete, pazienza e tempo, e molte volte le più utili tra loro e le più belle, egli è il caso, che le fa nascere: e d’altra parte gli uomini an fretta di sapere, o di mostrare almeno di sapere.

Le rivoluzioni poi degli stati, la ferocia de’ popoli, il carattere delle nazioni, e la profession di coloro, presso a’ quali fiorì ne’ passati tempi la Filosofia, ne ritardarono non poco i progressi. Dalla Tradizione Indiana, che fra i loro Sacerdoti con egual gelosia, che la purità della lor razza conservavasi, e da’ Tempi degli Egizi, dove fra misteri e geroglifici lunga pezza era stata nascosa, a’ Portici & a’ Giardini passò della Grecia, dove da allegorie e da favole, e da tutti i fiori dell’Eloquenza fu ben presto adornata e guasta. Poco profonde radici adunque le lasciò porre in questo suolo l’immaginazione, carattere dominante del Clima; e queste ancora tentò estirparle la gravità da certo tepore, anima della persuasione, condita in un’uomo riputato dall'Oracolo il più saggio di tutti i mortali, che ciò, che è sopra di noi, a noi non appartenere predicava, che dalle naturali cose, alle umane richiamar voleva la cu-