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Dialogo Quinto. 225

to; il che foiisfà ad un altro bifogno degli Albonomi per li quali i lunghi cannocchiali fono difficiliffimi da maneggiarli.

Buon per noi, diflc la Marchefa, che quelli Agronomi faranno ora contenti, i quali mi pareano per altro alquanto difficili da contentare. E come volete voi, rifpos’io, che non Io fieno del Signor Newton, il quale fembra in ogni cofa a’ loro vantaggi penfato avere? Il fuo fìftema deif Ottica oltre all’aver procurato loro un cannocchiale molto più comodo e perfetto, à falvato, non a molto, l’onor dell’Agronomia da un torto, che pareva in certo modo fcreditarla in faccia di tutto il Mondo. Voi fapete, che l’onor di quella Scienza appreflò gli uomini, confitte principalmente nel predire efattamente l’Eccliffi, avvenimenti, che fono a villa del Filofofo così come del volgare. lalete Milefìo fu confìderato in Grecia come un Dio per aver predetto l’anno in cui doveva fuccedere un’Ecclifli del Sole, cioè, in cui la Luna dovea tra eflo, e noi frapporfì, ed in tal modo occultamelo. Perfezionatali l’Autonomia di mano in mano, ciò, che avria fatto ergere un Tempio ad un Talete, non potrebbe, che far difonore ad un Hallcy, ad un Caflìni, o ad un Manfredi. Si efige ora dall’Oflervatorio il minuto precifo in cui fuccederà l’EccbiTi, e la fu* quantità preci fa, che vale a dire, fc la Luna occulterà tutto il Sole, o parte di elio, e quanta precifameate farà la parte occultata. Ora non à molto tempo, che tutti i calcoli de* più famofl Afironomi aveano annunziato due Ecclifli totali,