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210 Dialogo Quinto.

credibile, che non per alerà ragion rifplendano miceli altri quafi infiniti Fosfori limili di natura a q Licito, die furon, non à guari, difcoperti in Francia: i quali neil’arricchir laFilofofia di nuove maraviglie, àn fatto perdere al Bolognele il pregio della lìngolaiità, ch’egli non divideva, che con un altro folo, in tutto il Mondo Fiìofofico. E 1 Diamanti il più preziofo Fosforo della Natura, non rilucerann’eglino al bujo perchè la luce eterna accende, e in certo modo rifvegha quella, che dentro a fe racchiudono, e di cui effi fon ricco, ed inefauribii Tesoro?

Vedete a qual cofa fi riduce,foggiuns ella, la mia fagachà nella Filofofia, che io non ò mai offervato un fenomeno che ó pur tutto giorno lopra di me. O la voltra ftanza, replicai io, m quelle malattie che fono al bel feffo le molelteconfeguenze del piacere, e del dovere infieme, non era così ofeura, come avrebbe dovuto effe**, o il voltro Medico non era così leggiadro, come voi il meritate. Il Signor Beccali vi fu andò m una di quelle malattie una gentil Dama, che rirofava dietro ad un paravento lungi dall’aria, dalle ciarle, e dal menomo fpiragho di luce, hi da lei addomandato fe per avventura non averle un lume in mano. Il gentil Fifìco rifpondendo che nò, ed ella collantemente affienandolo che vedeapure luccicar qualche cofa,fofpetto edere il fino anello,che rilucere in quel profondo bujo, e s’accorfe d’aver portato lungo tempo fcnaa laperlo un Fosforo nel dito. Se quell’anello gli diveniffe caro, voi vel potete immaginare. Egli vi