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Dialogo Quinto. 199

per fare il Cannochiale, che fu in fine dovuto al cafo, una lente concava, ed una convella, le quali aveano pur tutto dì nelle mani. Kgh è più vergognofo agli uomini di non averlo trovato Tubi to, che non faria (lato onorevole di averlo alla fine trovato, coficchè quefta bella, e ricca invenzione è del numero di quelle, che fieno mai Tempre un monumento dell’umana debolezza. Voi mi con folate, difs’el la, a fpefe del genere umano. Ma quel luogo in cui li unifeono di là dalla lente i raggi colorati, che è a ritrovare, più ch’io non credea difficile, io penfo che farà affatto bianco.

Appena anno eglino, rifpos’io, traversata la lente, che a confonder fi cominciano, e diluirti* l’un l’altro, perdono una bella proporzioa Mu ficaie, che avean tra loro negli fpazj che occupavan nell’immagine, prima origine della Mufica degli occhi, finché nel foco della lente riflrctti e incorporati infieme, vi formano una circolare immaginetta affatto bianca, una Repubblica, fe è lecito il dirlo, di colori, in cui uguagliandoti e attemperandoli perfettamente infieme, non più il roffo la fua vivace tinta di fuoco dimostra, nè la velie della ridente primavera il verde, nè il lucido ammanto del Cielo l’azzjrro, ma tutti infieme del Sole d’onde partirono reiHtuifeono il candore; così però, che di là dal foco feompagnandofi di bel nuovo, a brillar ritornano, ma rovefeiati, e rocchio rapito a viaggiar ritorna di piacere in piacere. Come quello rovefeiamento avvenir debba 9 fìa ad intender agevole se