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Dialogo Quinto. 197

d’alterarne le funzioni vitali, ma {blamente quanto batta per fornir di che pattar piacevolmente due, o tre ore del giorno con quel fello, con cui per lo quieto vivere, bifogna almeno far fembiante di effe re innamorato.

Voi date, ditte la Marchefa, lezioni di Filofofia, e di Amore tutto ad un tempo. Ma voi fapete che coloro, che amano per la prima volta, non trovaa’ agio per così favi e meditazioni, e fi lafcian trafportar più oltre del dovere. Cosi appunto è avvenuto a me nella Filofofìa, nella quale appena ò pollo piede. Io fono flata così poco di me fletta Signora, che fono arrivata per fino a cercar modi, onde confermare il Alterna del Signor Newton. Vedete dopo tutto ciò, che voi m’avete detto, fe il mio trafporto era grande.

Sentiam di grazia, rifpos’io r» ciò eh* egli avrà prodono, che per lo più noi fumo delle cofe più belle debitori alle grandi paflìoni. L’Iliade, l’Eneide, i Poemi di Dante, e di Milton fon nati ne’ tempi del maggior loro bollore; a’ quali fi potrebbono aggiungere per la flima almeno, che anno fra loro Nazionali, la Lufiade di Camovens naca nel tempo delle rivoluzioni, e delle maggiori conquide del Portogallo, e l’Araucana degli Spagnuoh, di cui l’Eroe è lo fletto Poeta. Qualche cofa di più grande, è forfè nato la fc orfa notte in mezzo a’ vollri interrotti fogni.

Temo forte, foggi uns’ella, non quello fu il Bertoldo de’ no Ari giorni. Io penfava fe la Lice è com polla di raggi di diverfi colori i quali mef. colati infieme ne formano il bianco, ch’egli fi dovrebbe