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Dialogo Quarto. 193

vi fi te alle Dame. E’ fi farebbe cieco per ogni cofa, fuorché per gli oggetti gialli, e non fi potrebbon vedere che le faccie di coloro, che avefsero il medcficìo male. Coficchè, foggiuns’ella, farebbe duopo ad un perfetto Cicisbeo, fe da una tal malattia travagliata fofse la fuaDiva,di veftirfi di giallo; colore, il quale benché in fomma riverenza Alla Cina, non è però di buon’augurio qui da noi, per gli Amanti, e di farfi venir l’Itterizia per lafciarfi vedere una volta almeno al letto della Bella, e dimoiarle la fua attenzione.

Coretto si perfetto Cicisbeo, continuai io, non difdirebbe ad un paragone per la coftanza de’ colori, fe altre prove non ne aveffero dato ancora oltre alle vedute poc’anzi. Reftava di vedere fe i confini dell’ombra, con cui termina la luce valelTe in modo alcuno ad alterarli; il che un gran giuoco faceva a que’ Fifici, a’ eguali ogni cofa fervìva per metter infieme un hftema. A quefto nuovo fperirnento li pofe adunque il noilro Filofofo, e non ebbe che dellderare della loro cofhnza, la qual fì fofriene ancora, quando avviene, che raggi di differenti colori li taglino, e s’incroccino infieme, e pare in fine che sfidi ogni cofa, che può effer creduta capace d’indurre in loro qualche mutazione.

Bifogna, ditte la Marchefa, ricorrere a* Romanzi per trovar qualche paragone a queiri colori, che non la cedon ne pure all’Anzia d’Efefo, modello della più ferma, ed olHnata coitanza al difpetto di tutto quello, che fa far nafeere un