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190 Dialogo Quarto.

alterazione veder gli oggetti fuor del luogo loro, e ii vero fpirito molte volte ci forprende col farci {blamente veder le cofe le più ordinarie munì nuova maniera.

Voi conofeete, continuai io, il prifma tanto, da poterlo ficuramente paragonare al vollro fpirito. Ma non fo qual paragon troverete ali’ immutabilità del colore, fe per avventura non lo cercale nel vollro cuore, qualor fapendo, che la nflt filone niente più contro di ella, della nfrazion, vale, la conofeerete ancor più che non fate ora. Se i colori, onde i corpi variati fono e dipinti, una modifìcazion follerò, ficcarne altre volte credeafi, che i raggi della luce nell’effer dalle varie loro fu perfide riflettuti, acquiltaflero; un corpo ch’è rollo al lume del Sole, lo avrebbe dovuto altresì effe re all’azzurro per efempio dell’immagine colorata, potendo egli come la luce diretta del Sole, così bene modificare quella luce azzurra rifratta, e modificata già dal priima. Ma il Signor Newton a fperimentato, che ogni corpo polio ne’ raggi omogenei dell’immagine, è di quel colore, di cui effi raggi fono, non avendo però luogo alcuno la fuppofiz.one, che i corpi ne a rifieffione modifichino la luce in modo, eh ella quello, o quell’altro color livelle. Cosi ogni corpo bianco, roflb, giallo, azzurro, verde, come la carta, lo fcarlatto, loro, l’oltramare, lerba efpolti a’ raggi rolli pajono affatto roffi, a raggi verdi, verdt, agli azzurri, azzurri, e medefimamente nel retto. La loia differenza, che va, confllte in quello, che non tutù quelli d irle remi cor-