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Dialogo Quarto. 183

nòn fia, clié una certa^modificazione, che la luce acquilh pattando pel prifma, e farà lecito a FHofofi d’immaginar quali moti, e quali figure, o altre tali cofe fieno a ciò far necefTane. Se poi il raggio conferva collantemente il fuo colore fenza la menoma alterazione, converrà dire, che la rifrazion non abbia parte alcuna nella produzion de’ colori, abbandonare l’antico fiftema della modificazione, e tutti quefU fogni ingegnofamente falfi fi dilegueranno ali’ Aurora delta venta Newtoniana. Ora quello è ciò appunto, che m’olirà l’efperienza, cioè che un raggio omogeneo rollo, giallo, azzurro, o di qualunque altro colore, non è in nefluna maniera alterato, non folamente da una nuova rifrazione, ma da molte che fe gli facciano confecutivamente fornire, ne quanto al fuo colore, nè quanto al fuo grado di rifrangibilità, che refta coftantemente il medefimo, coficchè fe fi faranno cadere due raggi l’uno rolfo, l’altro violetto I’un dopo l’altro fui fecondo prifma colla medefima incidenza, che vale a dire, che tutti e due venendo dal medefimo punro,cadano fui medefìmo punto del prifma; il violetrò dopo ia feconda rifrazione inderà a ferir l’oppofia muraglia in un fuo più alto, che il roffo, e i colori intermedi in fi ti intermedj a quelli, quelli che nel primo prifma aveano lof> ferro una maggior rifrazione, fofferendola anco maggior nel fecondo; é tutti dipingeranno in una carta oppofìa loro dirittamente un picciol cerchio perfettamente rotondo non bislungo, come l’ina magin fatta dal primo prifma, di quel