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178 Dialogo Quarto.

trotti applaufi del Ci§ nafcente. Il Misantropo di Molière, fi recitava per non dB&tal rag.one «fui principio alla medefima udienza, «^ «•** a- funi Armoni Qnann quadr, de cele■ornàn,e°„ r t °o’deL P iù dall’oro de’ ricchi, fon pagar, **«M«£*™5 conofcirori! Egli era quafi «cenano pe ionor di quello fittemi, che da ogni J^"**** egli veniffe, e da chi la diverrà J**^’"^ o!r fi dovette, e da chi Vmamtabiltta * *"» fltra noveila p’roprierade in etti dal fagace noto» Fi nfofo d fcope«a. Si rifece in Francia dal Sg ^M^Toomo oellojrervare «rtM mai ve ne fu alcun’altro, la fperienza, u cui Sa nuova proprietà de’ color. P»™P a ’^ fnn lavali e l’efito ne fu nelle fue mani diverto Sei cL Ì* Newtoniana dottrina alenar dove fi, talché un fittemi del Ragionamento e detta Sperienza tardo e meditato U*.immaginano i vano riputo™, e un grave Mg»*. ^ nuli’ altro per tutta la vita fua,che la Venta cer cò, e rinvenne, pafsò P erVifionario, o per Impostore.

Égli fu, ditte la Marcherà, nel cafoni povero Catone, che dati mai lempre faggi della ^ maggior fermezza d’animo, ed avendo ft fine vo luto «nerofamente fpitar colla liberta dell i Patria vien tacciato da alcuni d’efferfi dato ta «*^P«ooltroneria. Ma che mi dite voi mai della fpeRancia a quella d’Inghilterra contraria?