Non fi è obbiettato forfè» ripigliò forri derido
la Marchesa, che il libro, fu cui cadevano i raggi
rotti, e poi gli azzurri, era per avventura Inglefe»
c che per conchiudere la diverfa rifrangibilità bifognava,
che folle Italiano? Ma in verità, non è
egli vergognofo di efler cosi retilo contro il vero?
Non fon’elleno forfè deci fi ve quelle fperienze?
E da qua!’ altra cola à egli mai da nafeere in qualunque
paefe del Mondo l’è (Ter l’immagine di un
colore più vicina alla lente, che quella d’un’altro, fe quella non è la diverfa rifrazione, ch’elfi
fofirono nel pattar per la lente? Non andate in
colera, rìfpos’10, o Madama, che la diverfa rifrangi
biliù non lafcicrà per quello d’elTer vera.
Voi potete feguitare a crederla con tutto il vofìro
comodo, come già fecero molte onefte perfone,
qualunque opinata guerra l’Avverfario del
no tiro Filofofo dichiarato le avelie. Ella ebbe la
forte di quel campo, ove Annibale, quando attediò
Roma, accampato fi era, il cui prezzo nulla
feemò per quello nella vendita che allora fe ne fece. Voi dovete riguardar più tolto quelle difficoltà
come i verfi fatirici, miferabile sfogo della
licenza e della malignità del foldato, che fi mefcolavano
altre volte in Roma alle acclamazioni
ed alla gloria de* Trionfatori della Terra. La
bellezza e la Angolarità di quello fili e ma, meritava
bene di non andare immune dall’Invidia, e
dalia Critica: talTa che dee pagare al maligna
pubblico il merito altrui, Un famofo Miniilro
capace de’ più alti proggetti, e de’ più baffi manc
ggi>e un’Accademia intera fi. collegarono con-