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Dialogo Quarto. 173

diverfa ri frangibilità, per mollrarfi _ forfè vero fuo Awerfario anche nel metodo di filoiotarc , à meffb infieme un certo da altri accennato già , e non feguito general fi ite ma fopra cafi particola- rismi , i quali a ben efaminarli fono confeguen- ze di quello ch'egli penfa aver gettato a terra . Mi fuppone de* fondi, e de' mezzi chiari, ed of- curi,ìa diverfa combinazion de' quali, a fuo giu- dizio, è cagione della diverfità de' colori. Una combinazione di chiaro, e d'ofeuro, m'interruppe la Marche fa, potrà ella mai produr del.roiTo , o del giallo? Egli è bene fventurato quel fenome- no, mi pare, che fi lafcia fpiegar da quefio Alte- rna. Forfè, rifpos' io forridendo, que' fenomeni, che nell'effer loro In contravvenuto a qualche legge, i moltri, fe ve ni, dell'Ottica, la Natura li manda a quello fifrema da fpiegare, e quefti volili bei colori non lo meriterebbono anch' effi per efTer puniti un poco del tanto male che in fatto? Ma vedete fventura de* poveri colori del prifma, che certamente non meritano, e ciò vi darà idea del valore di quefto fiftema . QuelU colori allorché un raggio di Sole dal prifma è (ir fratto , nafeono, fecond'effo per via di due forte d'immagini, luna fatta dalla difperfione de' raggi del Sole, l'altra de' raggi del Cielo i quali a que' del Sole contigui fono. Difperfione! efclamò la Marc he fa. Si ardifee ancóra di farla comparire di nuovo in fccna ? Non 4 egli mai veduto la fpe- rienza del fecondo prifma in piedi, che l'à una volta per fempre dall'Ottica sbandita? Gli occhi degli Autoii , rifpos' io , fono altramente fatti