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Dialogo Quarto. 171

così tutto ciò, che trattava il Signor Newton Matematico diveniva nelle fue mani. Certo ce , ibgmuns' io, che fe mai la Fifìca luungarfi porca jàiì Gareggiar per la certezza colla Geometria , lo poteva con qualche ragione da lui trattata; ben- ché grandiffima ila la differenza, che paffa tra i generi delle loro prove . Quella non può che cWidcrar molti e molti particolari, fare intor- no ad eflì offervazioni, e formar da tutto ciò per induzione, come dicono, una propofizion gene- rale; laddove l'altra più fpedìta, e più Cicura da ogni parricolar cafo prefeindendo , la fua dimo- ftrazion fonda Culla natura, e full' idea della cofa ilefia,di cui fi ragiona. Tutto ciò che un Mate- matico del Triangolo vi dimoflra, farà vero in tutti di qualunque fpecie e' fieno; non coniidc- rando egli che ciò, che neceflariamente ehge la natura di una figura terminata da tre linee rette , la qual trovandoG in tutti i Triangoli, che fi potìono mai fare, o immaginare, la fua propor- zione viene ad un tratto a verificarti in tutti . D'altra parte un povero Fifico vi dirà che tutti 1 corpi qui in Terra gravitano , e lafciati a fe me- defimi cadono all' ingiù , non deducendol già , come fa il Matematico, dalla natura del corpo-, che gli è ignota, ma dall' offe r-vazion giornaliera, che l'oro, l'argento, le gemme, l'acqua, l'aria, e mille altri corpi il fanno, e il fanno collantemen- te di giorno-, di notte, l'inverno , e la fiate ,^a ciel nuvolo, e fereno ; onde fi può ragionevol- mente per induzione raccogliere, che qualunque corpo graviti in ogni luogo, e in ogni tempo.