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Dialogo Quarto. 163

opposta, la feriscano ora obbliquamente, e di sbiescio. La rifrazione adunque che doveano soffrire per traverso, e da lato i colori, passando di nuovo per questo secondo prisma in piedi, era quella, che dovea decidere, o per la diversa rifrangibilità Nevvtoniana, o per la dispersione del Grimaldi, o in fine per una inegualità di rifrazioni fortuita, e casuale, che non è di nessun sistema. Imperciocché fe la immagine del Sole fatta dal primo prifma, che rifrangeva di baffo m alto, era colorata, e bislunga per una difperfio- ne, o dilatazione di ciafcun raggio incidente , che pure di baffo in alto fi facea; una feconda ri- frazione per traverfo e da lato, cagionata dal fe- condo prifma in piedi , doveva fimilmente di- fperder di nuovo, e dilatar per traverfo 1 raggi di qucfta immagine, e renderla altrettanto bif- lunga in larghezza, quanto ella lo era innanzi in lunghezza; in modo che fu Ila muraglia delia llan- za the era dietro al fecondo prifma, fi dipingerle una nuova immagine diverfamente colorata da quel che lo era innanzi, e di una figura apprtffo a poco quadrata. Se poi la immagine fatta dal primo prifma era colorata, e bislunga per una inegualità di rifrazioni accidentale , e fortuita , chi fa qual bizzarria avelie prodotto il cafo nella combinazione del fecondo prifma, e nella nuova rifrazione , che fi faceva alla luce foffrire ? Ma qualunque cofa prodotto egli avelie , non dovea mai certamente produrre ciò, che volea il filic- ina Newtoniano; fecondo il quale fe la immagi- ne fatta dal primo prifma era colorata, e bislun-