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162 Dialogo Quarto.

vazioni più confeguenzc dedotto che non conveniva; uno de’ maggiori delitti, che ad un Matematico imputar fi polla. Quello Autore lo rimprovera di aver dalla oflèrvazion fopradetta, la diverfa rifrangibilità de’ raggi Solari argomentato, quando non ballar lei "in modo niuno a ciò fare, egli à efpreftamente detto, potendo per avventura quella (liana apparenza nell’immagine dal prifma rifratta, dalla difperlkme del Grimaldi avvenire, o pure anco da una inegualità di rifrazioni fatta non collantemente, ma a cafo 9 " da cui perciò non fi polla dedurre cofa alcuna; nel che quanto egli pare più fcrupolofo nel ragionare, tanto più il fuo Avverfario par Ubertino nell’accufarlo. A tale effetto adunque per levar di mezzo e la difperfione del Grimaldi, e Io fcrupolo, che il cafo avelie che fare in quelle diverfe rifrazioni, egli immaginò la feguente fperienza, che è come l’arbitro, e il Giudice della controversa. Egli ricevè l’immagine colorata del Sole fatta dal prifma, e che cadeva fu Ila muraglia, egli la ricevè dico fu Ila faccia d’un altro prifma pollo in piedi, in modo, che il rotto dell’immagine veniffe a cadere nella parte più baiTa di quella faccia, e il violetto nella più alta, e gli altri colori intermedi cadeffero rifpettivamente nelle parti intermedie tra il rollo, e il vialetto. Se il primo prifma che orizontale era, i raggi rifrangeva di baffo in alto, quello fecondo in piedi, dee rifrangerli da un lato, dalla fin idra, o dalla delira, talché fe prima quafi che dirittamente andavano a ferire la muraglia alla fine lira